Il caso torna di stretta attualità quando nel 2021 si riaccende la speranza. Olesya, una ragazza russa con una storia simile a quella di Denise, potrebbe essere la bambina scomparsa a Mazara del Vallo. L’attenzione mediatica è enorme e fa riavvolgere il nastro della storia fino al 2004, quando tutto è cominciato. Attraverso le parole di Francesca, la nonna di Denise, del fratello Kevin, della madre Piera e di Toni Pipitone si ripercorrono gli ultimi passi della bambina fino al momento della scomparsa.

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La storia di Denise Pipitone è anche quella di due nuclei familiari e dei loro rapporti, che diventano protagonisti della vicenda. Da una parte la famiglia Maggio-Pipitone, che ha cresciuto la bambina. E dall’altra quella di Piero Pulizzi, padre naturale di Denise. Un intreccio complesso che finisce sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti e degli organi d’informazione e pone le due famiglie coinvolte su posizioni profondamente contrapposte: una dinamica che avrà risvolti umani e giudiziari.      

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La scomparsa di Denise fa incrociare dolorosamente i destini di Toni Pipitone, l’uomo che l’ha riconosciuta, e Piero Pulizzi, il suo padre naturale. Con quest’ultimo che, in uno dei tanti complessi intrecci di questa storia, è anche il padre di una delle persone che è stata sospettata del rapimento della bambina, poi assolta in fase giudiziaria. E così entrano nella vicenda anche gli avvocati delle due parti: professionisti con esperienze diverse che si trovano a confrontarsi su un caso molto delicato.  

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Le indagini sulla scomparsa hanno seguito molte direzioni. Tra le piste meno considerate c’è quella che coinvolge la criminalità organizzata, alimentata anche dalle rivelazioni di uno degli inquirenti che si è occupato del caso, che hanno avuto una notevole eco mediatica. Perché tutto ciò che ha riguardato le ricerche, come intercettazioni e altri elementi d’indagine, è stato vagliato anche da giornali e televisioni. In un equilibrio non semplice tra diritto d’informare e tutela delle persone coinvolte.

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